Il 25 aprile 1937, in giorno di mercato, la piccola cittadina della regione Basca viene interamente rasa al suolo da una incursione di bombardieri tedeschi.
Tre ore e mezzo di azione, con lo scopo di sperimentare gli effetti combinati di bombe esplosive e di bombe incendiarie sopra la popolazione civile.
Duemila morti, tutti civili.
Picasso aveva avuta dal gennaio la commissione per una pittura da presentare alla Esposizione Internazionale di Parigi in rappresentanza della repubblica Spagnola.
Davanti alla brutalità di quell'atto selvaggio decide di farne il motivo della sua opera.
"La guerra spagnola è la battaglia della reazione contro il popolo, contro la libertà.
La mia intera vita come artista non è stata altro che una continua rivolta contro la reazione e la morte dell'arte.
Come potrebbe qualcuno pensare per un momento che io possa essere d'accordo con la reazione e con la morte?....
Nel pannello al quale sto lavorando, che io chiamerò Guernica, e in tutti i miei recenti lavori artistici, io esprimo chiaramente il mio abborrimento della casta militare, che ha precipitato la Spagna in un oceano di paura e di morte."
Il tema è fortemente sentito e chiaramente espresso in un linguaggio tradizionale, né giornalistico, né demagogico.
Ne risulterà una grandiosa allegoria, nella quale gli elementi e i protagonisti dell'avvenimento sono presentati da immagini semplici ed universali, sottratte ai dati episodici e storici.
Il 1° maggio il primo schizzo, di una settantina a noi pervenuti.
Un mese di elaborazione, che sembra non scaricare l'impeto di una emozione e che continua anche ad opera compiuta, quando la stessa è già esposta a Parigi.
Certi studi (ad olio del cavallo) attingono una fortissima densità di passione, compassione e pietà.
Nei primi studi sono già presenti quelli che saranno gli elementi essenziali della composizione: il toro, il cavallo, l'uccello, le donne, la figura dell'uomo.
Il 9 maggio, il primo studio completo della composizione, a carboncino su carta, concepito in una esaltazione ancora confusa che non evita una certa enfasi.
L'11 maggio trasporta sulla tela (351x780).
Nei vari stadi, tende a semplificare la composizione e il dram¬ma, rinchiudendolo in limiti più stretti.
Delle linee di composizione rimarranno visibili nell'opera finita anche per le divisioni dei colori (bianchi grigi e neri).
Il CAVALLO prima ripiegato penosamente su se stesso con la testa al suolo, alzerà la testa in un ultima protesta.
IL GUERRIERO perderà la forma corporea per ridursi alla testa ed alle braccia.
Il TORO girando la testa finirà "riassunto" in una immagine di ottusa bestialità:
Il SOLE, diventerà un occhio, poi una lampadina elettrica coi filamenti.
Le DONNE sono le figure che subiscono variazioni meno sostanziali e personificano diversi tipi di dolore, di spavento, di pietas umani.
Lo SPAZIO, appena prima della conclusione dell'opera, viene ristretto nel chiuso di una stanza.
L'urgenza di dire tutto e di dirlo con forme organizzate in un linguaggio conciso.
Un'opera che dipinge la violenza, ma realizzata con lunga pazienza e ricerca dell'essenziale, con un rigore che calcola tutte le parti, impone una logica nell'apparente disordine e la misura dell'intelligenza nella passione.
Angolarità insistenti e frammentazioni suggeriscono la confusione e il disordine, aumentando l'emozione esplosiva della tragedia.
La straordinaria personalità dell'espressione e la semplice universalità delle immagini danno vita a una allegoria: ciò che è rappresentato allude e conduce ad "altro", attingendo ad una universalità che trascende i dati della cronaca ed assume una potenza biblica, "profetica".
IL TORO, "Non è il Fascismo, ma è la brutalità e le tenebre".
Picasso è spagnolo, come Goya e Lorca.
IL CAVALLO, l'energia animale "alleata" dell'uomo (Il Centauro): il suo corpo sembra un collage di giornali (la stampa, la parola che afferma il pensiero)
L'UOMO, nella versione definitiva è ridotto a testa e braccia, pensiero ed azione.
LE DONNE, con il corpo intero, la pienezza della humanitas, testimone e vittima della violenza.
In quest'opera la pittura non è solo l'arte di far vedere, ma un modo di far pensare.
A proposito del giudizio di Michelangelo.
"La significazione dell'affresco non è soltanto lirica, è anche filosofica, è lo strumento di espressione non solo del suo dramma personale, ma anche di precise concezioni, di punti di vista teologici e religiosi.
La pittura non è unicamente, in un opera come quella, l'arte di far vedere, ma è anche un linguaggio intellettuale, il modo di far pensare".
LO STILE: l'appiattimento del cubismo sintetico, le forme elefantine tra il 20 e il 30, l'espressionismo.
LO SPAZIO: la grande intuizione di chiudere l'evento tra le mura di una casa, di una cucina.
Risulta uno spazio contraddittorio, esterno ed interno nello stesso tempo.
"La morte è entrata per le vostre finestre."
Qualche allusione alle leggi ottiche ma in funzione di una esigenza mentale, che pone le forme nella sede di rivelazione che è loro propria.
LA LUCE non è quella del sole di Dio, ma quella artificiale, non "celeste", sotto il soffitto che chiude lo spazio. Il colore è astratto, bianco e nero, solo apparentemente.
"Che cosa credete che sia un artista? Un imbecille che non ha che degli occhi se è pittore, delle orecchie se è musicista, una lira nel suo cuore se è poeta, o che un boxeur abbia solo dei muscoli?
Al contrario, egli è nello stesso tempo un essere politico, costantemente in vigilanza ("Il compito di un poeta è mettere in guardia") di fronte agli strazianti, brucianti o dolci avvenimenti del mondo, e si rifà continuamente alla loro immaginazione.
Come sarebbe possibile disinteressarsi degli altri uomini, e in virtù di quale noncuranza distaccarsi da una vita che essi vi apportano così copiosamente?
No: la pittura non è fatta per decorare gli appartamenti: è uno strumento di guerra, offensiva e difensiva, contro il nemico."
Agli alti ufficiali tedeschi a Parigi: "... no, io l'ho dipinta, voi l'avete fatta!"