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Lode della Sapienza

Serie

Riflessioni

Descrizione

Testi dal Vecchio Testamento, letti da tre attori del Piccolo Teatro nella primavera del 69 nel museo di sculture di Castellanza in occasione del lancio in orbita del primo satellite, ripreso in diretta su uno schermo televisivo. Gli attori indossavano per l’occasione abiti di alta moda.

CORO

La Sapienza si è edificata una casa
si è tagliata sette colonne.
Ha preparato le carni immolate
ha versato il suo vino nelle coppe
ha imbandita la sua mensa
Ed ha mandato le sue ancelle a far gli inviti
sui baluardi
ed alle mura della città:
Se uno è piccolo
vanga qui da me
Ed agli stolti essa ha detto:
Venite
e mangiate il mio pane
bevete il vino che ho versato per voi.

SAPIENZA 

Assetati
venite alle acque!
e voi che non avete argento venite
e prendete e mangiate.
E prendete e bevete vino e latte.
Perché spendete il vostro denaro
non nel pane,
affaticandovi
senza mai sfamarvi?
Fino a quando resterete bambini?
Fino a quando amerete la vostra infanzia?
E cercherete quel che vi tiene malati
e avrete in odio la conoscenza?
Io vi ho chiamati e voi non siete venuti.
Vi venni incontro e vi tesi le mie mani.
E nessuno ha voluto guardarmi.
L'argento ha le sue vene
dove nasce
e l'oro ha un luogo suo
per formarsi.
Il ferro lo si prende dalla terra
e pietre fuse nel calore danno il bronzo.
L'uomo ha steso la sua mano sulla pietra.
Ha rovistato e sovvertito le montagne
fin dentro alle loro radici
Ha scavati dei fiumi nella roccia.
Ed il suo occhio ha visto tutti i tesori.
Ha indagato gli abissi degli oceani
e tratto in luce cose ignorate 
e nascoste.
Ma la sapienza dov'è che si trova?
L'abisso dice:
in me non c'è.
Ed il mare:
Io non l'ho con me.
Rovina e Morte possono dire soltanto:
Ne sentiamo raccontare la fama.
La sua strada non la conosce l'uccello
e non l'ha vista nemmeno l'occhio del falco.
Non la percorrono i mercanti viaggiatori
e la iena non ci ha mai camminato.
E l'uomo non conosce il suo valore.
Dio la conosce.
E conosce le sue strade
e conosce la sua segreta dimora.
Lui che tien d'occhio i confini estremi del mondo
e vede tutto quel che è sotto il cielo.
Lui che ha dettato l'equilibrio ai venti 
e le acque ha sospeso
con misura.
Quando dava una legge per le piogge
ed una rotta alle tempeste sonanti
Egli la vide
e la conobbe e con lei agiva.
E disse all'uomo:

SPOSO

Chi è costui
che ha il coraggio di srotolare sentenze
con giri di discorsi senza senso?
Ora, da uomo, cingi bene i tuoi fianchi:
Io ti interrogo
e tu risponderai.
Dov'eri tu
quando io fondavo il mondo?
Chi ha deciso le sue misure
lo sai?
Chi gli tirò una corda sopra
per segnarlo?
Su che cosa stan poste le sue basi?
O sai chi ne posò la prima pietra
quando mi lodavano insieme gli astri del mattino
e giubilavano
tutti gli angeli di Dio?
Chi ha chiuso le porte del mare
quando erompeva
come nascendo da una vulva,
quando io lo vestivo con le nubi
e lo avvolgevo come un bambino in panni di nebbia?
Io l'ho segnato tutto intorno coi miei termini.
Io gli ho imposto serrature e battenti.
Io gli ho detto:
Fino qui potrai venire
e più in la non farai nemmeno un passo;
qui romperai i tuoi flutti eccitati
le tue onde ribelli e gonfie.
Sei tu che dopo che venisti alla vita
dettasti leggi al mattino
e indicasti il suo posto all'aurora?
Sei mai entrato tue nelle vallate degli oceani,
hai mai camminato sui più remoti fondali?
Si son mai aperte per te le porte della Morte?
Hai mai guardato di là dei battenti dell'Ombra?
Dov'è che ha la sua casa la luce
ed dov'è il luogo in cui dimorano le tenebre?
Guidale tu
dentro i loro confini
se sai il sentiero che conduce alle loro case.
Hai mai visto i tesori della neve?
E le meraviglie della grandine le hai viste?
Che strade prende la luce
per espandersi;
e gli ardori estivi
come si dispongono sulla terra?
Chi da il via al temporale improvviso
ed al tuono, che forte risuona,
così che piova sopra una terra deserta,
senza uomo,
dove mortali non abitano,
per fecondarla
così sterile e inerte
e farla ricca di erbe e di fiori?
Chi è il padre delle piogge benefiche
e chi genera le goccioline della rugiada?
Da dove è uscito il ghiaccio,
e i grandi geli
chi li ha chiamati dallo spazio?
Sei capace di raccogliere insieme le Pleiadi
palpitanti di luci
o di cambiare l'orbita di Arturo?
La chiami tu la stella del mattino
quando è il suo tempo?
Alzi tu il vespro sopra i figli degli uomini?
Lo conosci tu l'ordine del cosmo?
Alzi tu la voce nella foschia
ammantandoti di fiumane di acque?
Se mandi i fulmini
vanno?
E ti dicono tornando: Eccoci qui?
Chi ha calcolato i discorsi degli spazi?
Chi fa tacere le loro voci come in un sonno?
Sei tu che cerchi la preda per la iena?
Li sfami tu i suoi piccoli nella tana
quando giacciono insidiati fra le roccie?
Chi è che procura da mangiare al corvo
quando i piccoli chiamano
pieni di fame?
Lo sai il tempo in cui partoriscono gli stambecchi?
Sei tu che assisti le cerve partorenti?
Chi ha lasciato libero l'onàgro
chi lo ha slegato
chi gli ha dato una casa
nel deserto?
Verrà a servire te il rinoceronte?
Si ridurrà domestico alla tua stalla?
Lo legherai con le briglie
perché ari?
E lo struzzo?
Ha penne simili alle penne dell'airone e del falco?
Quando lascia le sue uova per terra
sei tu che le tieni calde, nella polvere?
Quando è il suo tempo
alza diritte le sue ali
e deride cavallo e cavaliere.
E al cavallo sei tu che dai il vigore?
Gli insegni tu a nitrire a testa alta?
Sei tu che lo addestri ad impennarsi
ad a saltare
come saltano le locuste?
Terrore spira dalle sue nobili froge,
tutto glorioso e tremendo.
Con i suoi zoccoli ferisce la terra
quando corre pieno di audacia
e gioioso.
Con ardore si avventa sugli armati.
Non conosce sbigottimenti
o paure.
Alle spade non cede.
Dagli archi
sibilando lo scavalcano frecce.
Fa tremare le lance
e gli scudi.
Pieno d'ira divora il terreno
tutto acceso di fiammate e di tremiti.
Non gli importa che si alzino trombe
improvvise,
risuonando nell'aria.
Quando sente la buccina, dice:
Ecco!
Di lontano un odore di guerra,
ordini gridati dai capi
e clamori di eserciti.
È per la tua sapienza che il nibbio mette le piume
e tiene aperte le sue ali sul vento?
A un tuo comando si alza l'aquila in volo
per fare il nido in luoghi difficili ed alti?
Resta là, sulle rocce,
sui dirupi scabrosi,
là dimora
su pareti inaccessibili
e di là tiene d'occhio la preda,
con i suoi occhi che la seguono di lontano.
I suoi piccoli lambiscono il sangue
e dov'è un corpo
là subito arriva.
Tirerai fuori tu il Leviatano dal mare,
con il tuo amo?
Lo legherai con la corda?
Gli metterai un anello
alle narici,
lo ingannerai
come inganni gli uccelli?
Prova a mettere sopra di lui la tua mano!
Se salterà
ne avran paura gli angeli
e sgombreranno
pieni di terrore.
Lui che è fatto per non temere nessuno,
lui che è il re
su tutti i figli della superbia.
E tu vuoi insuperbire, 
terra e cenere?

CORO

A che ci ha mai giovato la superbia?
E il gran vanto delle ricchezze che bene ci ha dato?
Siamo usciti così dalla via buona
la luce della giustizia non ci ha toccati
il sole dell'intelligenza non è spuntato per noi.
Ci stancammo
lungo strade sbagliate
e camminammo per vie difficili
e faticose.
Tutte le cose in cui speravamo se ne andarono
come un'ombra,
come la corsa di un messaggero,
come una nave che traversa l'acqua sui flutti
e non lascia nessun segno come è passata,
né un solco sulle onde la sua carena.
Come un uccello che trasvola nell'aria,
del cui passaggio nessun indizio si trova
se non il battere leggero dell'ali
che lieve il vento colpisce
e apre l'aria
per la forza del moto.
Come una freccia lanciata dritta dal bersaglio.
L'aria divisa subito si richiude
e non lascia
che si conosca di dove è transitata.
Così anche noi, 
nati, 
presto finiamo di esistere,
inerti a dare un segno di potenza,
consumati così
nel nostro male.

SAPIENZA

Venite a me 
tutti voi che faticate e siete stanchi
e onerati dai pesi,
e io vi ristorerò.
Se un uno ha sete
vanga a me
e beva; 
e dal suo ventre sgorgheranno acque vive, fluenti,
come un fonte zampillante
in eterno.
Io son colei che fa nascere l'amore
e il rispetto
e la conoscenza
e la santa speranza.
In me ogni dono e saggezza e di verità,
in me ogni speranza di vita
e di fortezza.
Il mio spirito è più dolce del miele
e i miei doni più del miele e del favo.
E allora figli miei 
datemi ascolto.
Da me lasciatevi condurre
e siate saggi
e non vogliate più andare lontani.
Beato l'uomo che è disposto ad ascoltarmi
e che ogni giorno batte alla mia porta
e mi aspetta
sulla soglia della mia casa.
Chi trova me trova davvero la vita
e beve le acque salutari
dal Signore.
Chi mangia di me
vorrà mangiare ancora.
Chi da me beve
vorrà bere ancora.
Chi mi ascolta non conoscerà le incertezze
e chi opera in me non farà il male;
chi mi onora in eterno
avrà la vita

CORO

Forse che la sapienza non grida
e la Saggezza non leva alta la voce?
Sopra degli angoli più alti
sulle strade
e stando in piedi dove la gente cammina
alle porte della città
e nelle piazze, essa parla dicendo:

SAPIENZA

Uomini!
a voi io grido!
a voi alzo forte la mia voce.
Imparate, bambini, ad essere accorti!
E voi sciocchi, diventate più attenti!
ascoltate,
poiché io vi dico cose giuste.
I miei discorsi li comprendono i puri
e li approvano quelli che trovano la scienza.
Mie sono la saggezza e la rettitudine
mia la prudenza
mia la fortezza del cuore.
È per me che regnano i re
e gli autori di leggi si pronunciano.
È per me che i principi reggono
e i potenti decidono con giustizia.
Con me sono le vere ricchezze
e la gloria, 
le grandi imprese
le vittorie
e la pace.
Io arricchisco coloro che mi amano 
e riempio i loro tesori,
colmandoli.

CORO

Beato l'uomo che ha trovato la sapienza
poiché è meglio che accumulare denaro
e dell'oro più puro
e tutto il mondo è il suo frutto.
Non si darà oro buono
per lei
né argento puro
per averla in cambio.
Non si potrà cambiarla con colori
dalle tinture dell'India,
né con la pietra del sardonico
preziosissima,
né con lo zaffiro, 
né con i vetri o coi vasi,
né col topazio d'Arabia, 
o le più perfette e più splendenti tinture.
Così io la scelsi,
ed ebbi in dono l'intelligenza;
e la cercai
e ricevetti la saggezza.
L'ho preferita a tutti i regni
ed ai troni
e le ricchezze le ho stimate in nulla
per lei.
Chè inestinguibile è la sua luce
e perfetta.
Nelle sue mani noi siamo
e tutti i nostri discorsi
e tutto il nostro sapere
e ogni scienza
e attività
e disciplina.
Da lei mi venne una conoscenza compiuta
di tutte quante le cose,
così da apprendere la disposizione del mondo
e le forze degli elementi;
e l'inizio
e la consumazione
e la durata dei tempi;
le trasformazioni mutevoli
e il rinnovarsi continuo delle cose.
Il corso degli anni
e la collocazione degli astri.
La natura degli animali
e la forza dei venti
e i pensieri dell'uomo.
Le specie varie degli alberi
e le virtù segrete delle radici.
E le cose nascoste
e imprevedibili
appresi.
E tutte me le insegnò la Sapienza
che di tutte le cose è l'artefice.
C'è in lei, infatti, uno spirito semplice,
penetrante,
santo
duttile
vario
sottile
molto chiaro
nobile
limpido
risoluto
dolce
e soave
ed incline ad ogni cosa che è buona,
acutissimo,
che non sopporta divieti,
e benefico
umano
benigno
costante
tranquillo
e sicuro,
pieno di forza
e pronto ad affrontare ogni cosa
e capace di penetrare nei cuori,
intelligente
e puro
e preciso.
La Sapienza sarà colma di lodi
e davanti all'Eterno onorata
e glorificata in mezzo al suo popolo
e nelle assemblee dell'Altissimo potrà parlare
e di fronte alla Sua grandezza starà gloriosa
ed in mezzo alla Sua gente esaltata
ed ammirata, nella sua perfezione,
e cantata in mezzo a tutti gli eletti
e benedetta dai benedetti
dicendo:

SAPIENZA

Dalla bocca dell'Altissimo io sono nata,
primogenita di tutta la creazione.
Io feci nascere nei cieli un lume eterno,
plasmai la terra come morbida nebbia.
Io ho dimorato nei cieli più lontani
e mio trono furono i cumuli delle nubi
io ho camminato intorno al periplo del mondo
io sola,
girando attorno ai suoi confini.
Io sono entrata nelle profondità degli abissi
e ho camminato sopra le onde del mare.
Il Signore mi fece sua dal principio
quando si muoveva a camminare nel mondo,
prima ancora che creasse le cose,
all'inizio.
Dall'Eterno chiamata,
di lontano,
prima che ci fosse la terra.
Ancora gli spazi immensi non c'erano
ed io ero già stata concepita.
Ancora non erano nate le sorgenti 
e le acque non erano uscite erompendo;
ancora i monti non si erano assestati
con il loro formidabile peso.
Ero già nata
prima ancora delle colline.
Quando ancora non aveva fatta la terra
e i fiumi
e i pilastri dell'universo.
Quando preparava i cieli
ero lì.
Quando con il disegno preciso
scavava in cerchio gli abissi,
quando apprendeva saldamente le sfere
fissandole in alto
e decideva gli itinerari delle acque,
quando segnava intorno all'Oceano i suoi confini
e il suo comando alla acque imponeva
che non ne uscissero,
quando calibrava i sostegni del mondo
ero con lui,
tutto con Lui componendo,
piena di gioia
tutti i giorni giocando,
giocando sotto i suoi occhi
nel cosmo.
E allora Lui
che creò tutte le cose
venne nella mia tenda a riposarsi
e disse:

SPOSO

Metti casa con Giacobbe
e di Israele fa un popolo tuo
e negli eletti miei metti radici.

SAPIENZA

E così in Sion ho stabilita la mia sede
e il mio riposo nella santa città
e in Gerusalemme la mia patria
e la mia signoria.
E la mia gioia è stare coi figli dell'uomo

Come un cedro mi sono alzata sul Libano
Come un cipresso sulla montagna di Sion.
Come una palma sono cresciuta alta
in Cades,
come un giardino di rose in Gerico.
Come un olivo bello
in mezzo ai campi
e come un platano vicino all'acqua
nelle piazze.
Come cinnamòmo ho dato profumo
e come balsamo,
come mirra eletta ho dato odore soave;
e come storàce e gàlbano e olio di mirra e ambra
e come cedro non inciso
ho profumato tutta la mia casa.
Come il terebinto ho illuminato i miei rami
e le mie fronde sono gloriose e stupende.
Come una vite ho dato frutti dolcissimi
e i miei fiori sono preziosi
e pieni di grazia.

SPOSO

Sorgi, Aquilone!
e vieni tu, Austro!
E soffiate nel mio giardino,
E si espandano tutti i suoi profumi.
Ecco sei bella, amica mia,
ecco
sei bella.
I tuoi occhi sono di colomba.
Un giardino recinto
sei, sorella mia, sposa,
un giardino cintato,
una fontana sigillata.
Da te nasce un paradiso
di meli fenici, folti di pomi maturi,
e di uve di Cipro
e di nardo.
Lavanda e croco
e cassia e zafferano
con tutte le piante del Libano
e mirra ed aloe
e tutte le essenze migliori.
Una fontana di giardino,
una vena di acque correnti
che scendono impetuose dal Libano

CORO

Chi è costei
che vien su dal deserto
come un fumo di essenze bruciate
e di mirra
e di incenso
e ogni aroma
e come un fiume di delizie
camminando appoggiata al suo sposo?
Chi è costei
che procede come l'aurora nascente
bella come la luna,
nobile come il sole,
terribile
come una schiera di guerrieri ordinati per la battaglia?

SPOSO

Io vedo te in tutti i miei cavalieri
E nei carri del Faraone
mia amica.
Le tue guance sono belle
come tortore.
Il tuo collo è come tanti monili.
Collanine d'oro noi faremo per te
tutte operate d'argento
I tuoi due seni sono più belli del vino
e il tuo profumo sopra tutti gli aromi.
Favo stillante le tue labbra,
sposa,
e miele e latte sotto la tua lingua.
E l'odore dei tuoi vestiti come l'incenso.
Come la torre di Davide è il tuo collo,
edificata con tutti i suoi baluardi.
Mille scudi le stanno appesi intorno,
tutta l'armatura dei forti.
Le tue poppe due caprettine gemelle
che pascolano in mezzo ai gigli.
I tuoi fianchi sono come monili
lavorati da mani perfette.
Il tuo seno è come una coppa tornita
dove non vien mai meno la bevanda.
Il tuo ventre è come un covone di grano
tutto chiuso tra i gigli.
Come sei bella
e gentile,
carissima,
e tutta piena di delizia.
Sei bella
e chiara
e nobile
e splendente
e gloriosa come Gerusalemme
e terribile
come una esercito schierato,
mia colomba
mia perfetta
e unigenita.
Vieni dal Libano
Sposa mia
vieni dal Libano, vieni!
Tu sarai coronata.
Dalla cima di Amàna
dalle vette del Sanìr dell'Hermon,
dalle tane dei leoni
dai monti dei leopardi.
Alzati,
vieni!
Già l'inverno è passato
il maltempo se n'è andato
le piogge sono andate lontane.
Nei nostri campi sono apparsi i fiori
il tempo della potatura è venuto
la tortora ha fatto sentire la Sua voce
il fico ha già messo fuori i suoi grossi frutti.
Le vigne in fiore han dato il loro profumo.

SAPIENZA

È la voce del mio amore
Ecco
Lui viene.
Viene saltando sui monti
scavalcando le colline
come un capretto
come un piccolo cervo.
È il più bello tra mille.
Il suo capo è d'oro perfetto
i suoi capelli sono neri
come il corvo.
I suoi occhi sono come due colombe
sopra due piccoli ruscelli correnti,
che sian lavate nel latte
e dimorino presso acque fonde e fluenti.
Le sue guance sono due aiuole di profumi
coltivate dai profumieri.
Le sue labbra sono gigli
distillanti la mirra migliore.
Le sue mani ben tornite,
auree,
tutte colme di giacinti.
Il suo ventre è d'avorio
incastonato di zaffiri.
Le sue gambe sono due colonne di marmo
che stan fondate su basi dorate
È stupendo come il Libano,
diritto come i cedri
e dolcissimo
e tutto desiderabile.
All'ombra di lui, 
che desideravo,
io sedetti
ed il suo frutto è dolce
alle mie labbra.

CORO

Uscite fuori
e guardate
figliole di Sion!
Guardate il re Salomone
con la corona con cui fu coronato
nel suo giorno nuziale
nel giorno della letizia del suo cuore!
Un padiglione si fece Salomone per sè
con i legni del Libano.
Le sue colonne le fece d'argento
e le spalliere d'oro
e il baldacchino lo fece di porpora.
Ecco il letto del re Salomone:
Sessanta forti lo circondano
tra i più valenti in Israele
tutti avendo la spada
tutti valorosissimi in guerra.

SAPIENZA

Il nostro letto è tutto pieno di fiori
le travi della nostra casa sono di cedro
i soffitti di cipresso.
Quando il re entrò nella sua stanza nuziale
il mio nardo diede tutto il suo profumo.
Come un mazzolino di mirra
sarà il mio amore per me.
Fra i miei due seni io lo farò riposare.
Come un grappolo di uva di Cipro
é il mio amore per me,
nelle vigne di Engaddi.
Mi ha condotto nella cella dei suoi vini
ed ha schierato contro me l'amore.
Che lui mi baci
con un bacio della sua bocca.
Il tuo petto è migliore del vino.

SPOSO

Hai ferito il mio cuore
sorella mia 
sposa,
hai ferito il mio cuore.
Mettimi come un sigillo sopra il tuo cuore
come un sigillo sopra il tuo braccio,
poiché l'amore è forte
come la morte,
dura come l'inferno la gelosia.
Le sue fiammate sono vampate di fuoco e lampi.

SAPIENZA

Riempitemi di fiori
stipatemi tutta intorno di mele
poiché io muoio d'amore.
Venga il mio amore nel suo giardino
e mangi i frutti dei suoi meli
la sua sinistra starà sotto la mia testa
e mi abbraccerà la sua destra.
Ti farò bere il vino degli aromi
e il succo delle mie melagrane.

SPOSO

Sono venuto nel mio giardino
sorella mia,
sposa.
Ho raccolto la mia mirra e i miei balsami
ho mangiato il favo e il mio miele
ho bevuto il mio vino
e il mio latte.
Mangiate, amici!
e bevete
e inebriatevene
o cari!
Renato Laffranchi - info@renatolaffranchi.it