IL GEMITO
Agostino:
“Lodiamo Dio e preghiamolo.
La nostra lode è piena di gioia, la preghiera è un gemito.
Ci è promesso qualche cosa che ancora non abbiamo
e poiché non l'abbiamo ancora desiderandola gemiamo.
Ed è un bene per noi non smettere di desiderarla
finché ci sia dato quello che ci è promesso
ed allora cessi il gemito
e resti solo la lode”.
San Paolo dice in una sua lettera che quando noi preghiamo, a volte non sapendo come pregare, lo Spirito Santo che è in noi geme con gemiti intraducibili. Questo gemito non è quello che ci può provocare il mal di denti, ma quella tensione anche dolente che ci proietta verso le cose sperate (la madre che aspetta il figlio in guerra, chi spera nella guarigione di una persona che ama, che prova chiunque tenda tra timore e speranza ad un bene di cui ancora non gode).
Un ballerino della compagnia di Bejart, che ho avuto la fortuna di frequentare, aveva interrotto per un anno la partecipazione agli spettacoli della compagnia andando in Oriente a delle severissime scuole di spiritualità (niente a che fare con i figli di papà che tra noi pensavano di radersi la zucca e di ammantarsi con lenzuola gialle per essere discepoli di Crihsna). Mi disse che a quelle scuole aveva imparato una cosa ignorata ed essenziale: che dai nostri cuori sale verso il divino un interrotto gemito di desiderio.
Quando gli dissi che queste cose le aveva scritte San Paolo mi disse: “E io devo andare in Oriente per impararle, perchè voi preti non me le avete mai insegnate”. Fa riflettere questa condizione di persone che noi riteniamo “i lontani”, che ci scavalcano a volte nella individuazione di valori che sono essenziali a un Vangelo che noi predichiamo. In un colloquio di ore in un camerino del Teatro Nazionale di Milano prima della presentazione in balletto de “Il flauto magico”, Bejart mi chiese di andare a Bruxelles in agosto, quando la sua compagnia non era in turnee, per stare vicino ai suoi ragazzi e chiedendolo mi disse: “tu sei un artista e sei un religioso, ci puoi aiutare a non cadere fuori dal centro spirituale delle cose”.
Questo ci insegna come anche una realtà come il balletto, che ci sembra esclusivamente ed ambiguamente corporale possa essere vissuta come un’esperienza dello spirito e ricorda a noi professionisti del Cristianesimo le parole di Gesù che citiamo spesso senza tenerne conto: “peccatori e prostitute vi precederanno nel Regno dei Cieli”.