Che gli scienziati chiamino navicelle i veicoli spaziali che si spingono oltre i confini dell'umano mi incoraggia a partecipare come posso alle imprese.
E lancio anch'io, a spiare altri pianeti sorvolando montagne e mari ignoti, le mie barchette, molto più artigianali e casalinghe, come quelle che armavamo da bambini, con qualche legnetto, un elastico ed eliche ritagliate dai barattoli di conserva, per vararle, a gara con gli amici, nella fontana dei giardini pubblici, magari cascandoci dentro.
Mi piace immaginarle naviganti immobili su mari d'oro, capovolte su innocue acque rovesciate, o trasvolanti nei cieli su ali di vele; o arenate su montagne dalle quali il diluvio si è ritirato, come l'Arca che portò in salvo la vita.
A volte maestose come velieri portano intere città imbandierate e somigliano al Vascello sul quale affronta i venti l'equipaggio di Pietro.