
Aquila che rapisci l'amato
sparviero dalle ali di fiamma, Dio innamorato,
di balza in balza hai sospinto come un giovane cervo
quell'inquieto ragazzo
alla Tua santa montagna,
incantandolo coi mormorii delle Tue acque
stordendolo con l'odore dei Tuoi unguenti
ubriacandolo coi Tuoi vini nuziali.
Gli hai portato via tutto, saccheggiandolo con la Tua gelosia
perché non avesse che Te.
Lo hai cesellato con diligenza impietosa
disegnando con lame di fuoco la sua somiglianza con Te
fin che Te lo sei visto davanti, nitido specchio,
compagno perfetto
e lo hai sposato con i cinque sigilli
sul talamo della Tua croce,
glorificando con i Tuoi dolci chiodi
quei piedi affaticati a portare la pace
quelle povere mani piene di doni,
trapassando con la spada che apriva il Tuo
quel cuore che ardeva di Te,
per offrirlo a Tuo Padre
fratello secondo il Tuo cuore,
figlio di cui compiacersi
capolavoro dello Spirito Santo.
A noi, così malriusciti e difformi,
concedi per amore di lui il Tuo perdono.